UNA “GITA DI BELLEZZA” NELL’ALTA VALLE DEL TEVERE. PERUGIA GARDEN CLUB E AMMI: UNA GIORNATA INSIEME.
UNA “GIORNATA DI BELLEZZA” inizia con la visita all’azienda IrisUmbria, della società agricola Casa Nova, a Umbertide, dove in campo aperto, in giardino dimostrativo e in vivaio specializzato vivono oltre 600 varietà di iris. Colori, sfumature incredibili a narrare la bellezza di un fiore dalla storia antica: viola, blu, bianco o rosa, ma anche giallo o arancione a confondere gli occhi. Il suo è un significato di augurio, messaggio, novità e deriva dalla leggenda greca di Iris (ίρις) messaggera degli dei che appariva sulla terra sotto forma di arcobaleno. Questi caratteristici fiori sono a sei petali: ne hanno tre pendenti esterni, chiamati “cascate” e tre verticali interni, detti“stendardi”.
ANCHE il “giglio” di Firenze sembra abbia preso origine da un fiore Iris bianco, l’ Iris florentina che cresceva spontanea nella Valle dell’Arno e che il popolo chiamava “ghiacciolo” per quel colore bianco appena azzurrato, da cui pare derivi il nome ‘giaggiolo’ comunemente usato per indicarlo. Ne parla Monsignor Vincenzo Borghini nel suo libro Discorsi (1584) aggiungendo che in origine sul Gonfalone di Firenze c’era un’iris bianca in campo rosso, ma nel 1266-1267, dopo la cacciata dei Ghibellini, i Guelfi invertirono i colori e l’emblema della città divenne una iris rossa in campo bianco. Il mutamento è sottolineato anche da Dante Alighieri che fa dire all’avo Cacciaguida nel Canto XVI del Paradiso della Divina Commedia: “… tanto che l’giglio non era […] per division fatto vermiglio” (152-154) (“per divisioni interne non era ancora diventato rosso”). Ancora oggi, il Gonfalone di Firenze conserva questa immagine che nel 1252 fu anche impressa nella moneta d’oro della Città, il Fiorino. Una credenza vuole che sia il profumo dei Giaggioli a donare ai vini rossi quel leggero aroma di viola mammola e che il segreto stia nei loro rizomi: i contadini toscani usavano metterne un pezzettino a macerare nel mosto.
ANCORA BELLEZZA nella visita alla vicina Bottega Tifernate, a Cerbara, dove le opere d’arte sono riprodotte seguendo le antiche tecniche rinascimentali: la pictografia utilizzata riproduce qualsiasi opera d’arte su tela, tavola o affresco, senza limiti di dimensione e misura, dalle piccolissime mattonelle che riprendono“particolari” del dipinto alle grandi dimensioni da parete. Nell’atelier è possibile ammirare gli artisti e le artiste al lavoro nel riprodurre fedelmente colori e sfumature e persino le cornici sono realizzate come nelle antiche botteghe.
ED ECCO IL FASCINO di Palazzo Vitelli alla Cannoniera, oggi Pinacoteca comunale di Città di Castello, a narrare una storia di bellezza già in quella sua facciata esterna “graffita” da emblemi della casata dei Vitelli, realizzata da Cristofano Gherardi, il Doceno, su uno schema compositivo ideato da Giorgio Vasari. L’edificio ebbe una destinazione nuziale legata al matrimonio tra Alessandro Vitelli e Paola Rossi di San Secondo Parmense, uno dei cinque Palazzi che la famiglia Vitelli eresse a Città di Castello tra la fine del ‘400 e la seconda metà del ‘500. Racchiude capolavori come la Pala del San Sebastiano del Signorelli e lo Stendardo processionale della Santissima Trinità, l’unica opera mobile di Raffaello rimasta in Umbria. E ancora Pomarancio, Raffaellino del Colle, Luca della Robbia e molti altri. La bellezza dominante, legata a una comune densità che fa sgranare gli occhi, regala un insieme di immagini che quasi confonde, mescola epoche e stili, mette insieme ascendenze pittoriche diverse.
APPENA fuori, in una ala del Palazzo, una mostra interessante celebra i 150 anni della nascita della pedagogista Alice Hallgarten Franchetti che nel 1901 fondò la Scuola della Montesca, istituita all'interno della omonima villa, aperta gratuitamente ai figli di famiglie meno abbienti con lo scopo di fornire una formazione di base con lezioni che fossero utili nella vita quotidiana. I progetti didattici furono ideati in prima persona dalla stessa baronessa Franchetti e poi potenziati con l'aiuto di importanti personalità nel campo della pedagogia come Maria Montessori che fu invitata a soggiornare presso villa Montesca nell'estate del 1909. Sollecitata dai Franchetti la Montessori mise per iscritto quella che poi sarebbe divenuta la prima edizione del suo celebre Metodo. Dall’idea di una cultura ed un’educazione tendenti all’emancipazione delle classi povere partirono anche altre iniziative come il Laboratorio Tessile Umbro del 1908, importante sia per la conservazione dell’antica arte della tessitura sia per l’ innovativa impronta imprenditoriale femminile. Qui infatti vennero impiegate 50 operaie prevalentemente ragazze madri. Importante anche l’amicizia con Romeyne Robert Ranieri di Sorbello che adottò il metodo montessoriano direttamente sui suoi tre figli Gian Antonio, Uguccione e Lodovico Ranieri per testare i materiali in sperimentazione, nell'estate del 1909. Il Metodo fu poi applicato anche alla didattica della scuola elementare rurale del Pischiello, in Umbria, fondata dalla stessa marchesa Ranieri di Sorbello. Lo stretto rapporto collaborativo tra Alice Franchetti, Romeyne Ranieri di Sorbello e Maria Montessori fu determinante per la nascita delle prime scuole elementari con classi montessoriane in Umbria. E presso la Fondazione Hallgarten-Franchetti si trova l'archivio delle scuole che contiene disegni, lettere, programmi e materiali didattici oltre alla prima edizione del Metodo Montessori.
UNA PAUSA ristorativa presso Il Sesto Canto, ristorante di Città di Castello, con una ottima parmigiana di melanzane e un profumato prosciutto umbro, dei golosi tortellini fatti in casa e conditi da una salsa al pomodoro e un ottimo semifreddo al croccante in chiusura.
COSI' le socie del Garden Club perugino e quelle dell’Ammi, Associazione Mogli Medici Italiani, hanno organizzato insieme questa bellissima uscita primaverile e un ringraziamento particolare va a Romanella Bistoni per la pregevole organizzazione.
marilena badolato